Il saluto con l’inchino ha radici lontanissime ed è un simbolo della cultura del Sol Levante: sarà anche progressivamente adottato nel nuovo mondo come misura di “social distancing” a seguito della storica pandemia Covid-19? Nel corso della crisi pandemica del 2019 Anthony Fauci, il direttore del National Institute of Allergy and Infectious Diseases e conuslente di riferimento in USA ha detto che “dovremmo smetterla di darci la mano”. Faremo, al posto di darci la mando un inchino?
Scopriamo e approfondiamo assieme storia, regole e ragioni di questa pratica, sicuramente una lettura affascinante per ingannare il tempo durante il lockdown globale (al momento in cui è scritto il post), ma anche un modo per affrontare meglio i nostri incontri interculturali e, chissà, magari adottare una pratica sociale salutare (in entrambi i sensi, un salutare salutare 🙂 ) e ricca di storia e significato nel futuro…
Che senso ha inchinarsi di fronte a una porta chiusa? Più di quanto ne possiamo immaginare se ci troviamo in Giappone. L’Imperial Hotel di Tokyo è un buon punto di partenza per questo viaggio nel tempo e nella cultura nipponica. Il General manager Yukio Kanao racconta alcune pratiche di “omotenashi” alla maniera dell’Imperial, cioè l’ospitalità totale, senza pretese e che “viene da dentro” senza bisogno che il cliente la veda.
Così lo staff che risponde al telefono dell’Hotel lavora con un piccolo specchio di fronte a sè per controllare in ogni momento di “star rispondendo col sorriso” ai clienti che chiamano o il personale all’ingresso effettuerà un inchino all’auto del cliente in partenza anche dopo che ha gitrato l’angolo, come fanno ancora oggi i proprietari dei ristoranti di Kyoto, e non solo, che stanno alla porta del ristorante a attendere che il cliente giri e cambi strada per un ultimo saluto (inchino).
Una usanza così profonda e caratteristica da dove nasce? Come spesso in Giappone da una stratificazione di fattori religiosi, socio-culturali, storico-militari e, infine, riconfermati dalla modernità industriale.
Lo “spazio” come concetto estetico e cutlruale in Giappone
Nella cultura giapponese c’è un concetto radicato molto profondamente e riassunto nell’ideogramma “ma” (間), che significa, appunto, spazio o intervallo.
Le origini dell’inchino: tra religione e sciamanesimo.
Le origini della pratica dell’inchino sono (nel mondo e in Giaponte) tanto antiche quanto incerte. La versi0ne più comune (con tanto di conferma anche da parte di Yuko Kaifu, presidente di japan Hosue a Los Anageles e in precedenza interprete dell’Imperatrice Michiko) è che la prassi sia stata introdotta in Giappone dalla Cina assieme al Buddismo nel 7° secolo dopo Cristo.
Vi sono però ipotesi che tale forma di saluto e rispetto possa essere nata già nel periodo Yayoi (300 A.C – 250 D.C.) in cui il Giappone inizia a diventare una società agricola con vari riti magici.
Tracce successive si troverebbero anche in altre forme sciamaniche diffuse nel Giappone pre-medievale, quali ad esempio lo Iomante (adorazione e sacrificio dell’orso) delle popolaziomni Ainu del Hokkaido (v. foto sotto).
Ad ogni modo un rituale che affonda le sue radici nelle origini della società giaponese e di discendeza mistico-religiosa.
I samurai e l’etichetta dell’inchino.
Il buddismo, in particolare lo Zen, è il trait d’union con la prassi di effettuar el’inchino nel medioevo feudale e con la cultura samurai, molto attenta ai precetti Zen.
Lo sviluppo delle etiquette dei Samurai si articola lungo tre periodi storici molto importanti.
Il periodo Kamakura (1185–1333) dove si affacciano i primi governi feudali-militari contigui (Kamakura ne è culla) al buddismo Zen e vengono adottate le prime forme di cortesia sociale, tra cui l’inchino..
Il periodo Muromachi (1336–1573) in cui le regole di condotta Samurai vengono diversificate per le varie occasioni e codificate dalle varie scuole, la più famosa tuttora operativa come centro culturale, Osagawara Ryu.
Il terzo è il periodo Edo (1603–1868) dal nome della nuova capitale sotto il dominio dei clan Samurai, che poi verrà rinominata la Capitale dell’Est o Tokyo. Con la pacificazione sociale e del Paese rinasce la cultura Samurai come forma di imnterazione tra le varie classi sociali. Fioriscono le scuole e le occasioni di culto delle classi sociali quali la popolarissima Cerimonia del Tè. L’inchino in tutte le sue forme diventa innervato nella società e nella cultura giaponesi.
L’inchino nel Giappone moderno
La cultura di Edo (oggi Tokyo) è anche lo snodo che ci porta nel Giappone moderno e indistriale. La megalopoli, capitale del Giappone, oggi raduna nella sua grande area quasi un terzo della popolazione (37 milioni) e ne rappresenta la cultura moderna, seppur ancora fortemente legata alle radici.
La business etiquette giapponese è tutt’ora impregnata della cultura Samurai e gli stessi “Keiretsu” (i conglomerati o consorzi di imprese) discendono dagli “Zaibatsu“, i “centri di imteresse” assegnati dall’imperatore ai grandi clan di discendenza samurai: Sumitomo, Mitsui, Mitsubishi, per nominare i più famosi… Oggi l’inchino è prassi consolidata nel business e nella società giapponese.
Significati e curiosità
L’inchino, detto Ojigi (Pron.: O-gi-ghi), oggi è usato in una grande varietà di situazioni:
- per salutarsi
- per ricevere e dare il benvenuto
- per congedarsi
- per ringraziare
- per dare inizio a una attività
- per pregare le divinità
- per esprimere congratulazioni
- per chiedere un favore
- per presentarsi
- per mostrare rispetto
- per chiedere benevolenza
Ed è usato in tutti i contesti sociali, da quelli più formali (istituzioni o business) a quelli più ordinari (palestre, negozi, semplici incontri tra amici).
Regole e tutorial
Se non avete voglia di studiarvi i libri e i DVD della Osagawara Ryu, ecco le minime regole di base per fare un inchino in modo corretto.
- Mani: sui fianchi, lungo le cosce, per gli uomini; davanti, sul grembo, con al sinistra sopra per le donne.
- Inclinazione: 15° tra amicic e colleghi, 30° con clienti importanti o in contesti formali, 45° per cerimonie e occasioni speciali o gravi scuse.
- Grado: usate la stessa inclinazione se siete pari grado, un livello in più se siete di rango chiaramente inferiore.
- Occhi: tenete il capo chino e evitate di guardare in faccia colui verso cui state inchinandovi
- Reciprocità: inchinatevi di fronte gli uni agli altri, senza parlare, senza fare altre cose.